venerdì 29 ottobre 2010

Arrivato, che dire...GRAZIE (per ora)

Sono a casa. Sono arrivato, ho finito il tour Rodaggio.

Arrivato da poco. Una strana sensazione, malinconica e felice.

Mio padre mi ha raggiunto a Gorizia e con il suo 90S mi ha accompagnato fino a casa in questo ultimo giorno di luce tersa...e poi, dopo cinque mesi, l'abbraccio della famiglia.

Cari che mi avete seguito e letto e commentato, grazie. Grazie di cuore a tutti per tutto. Per i messaggi, i consigli, gli aiuti. Grazie per la compagnia e l'incoraggiamento. Grazie per le pacche sulle spalle e per aver accettato di condividere con me questo viaggio. Grazie.

Un abbraccio a tutti,

ale

continua...

mercoledì 27 ottobre 2010

L'ultimo ma non ancora l'ultimo

Parto da Belgrado con un cielo di nuvole cariche di pioggia appese ad un filo. Aspetto la pioggia da un momento all'altro e prendo l'autostrada. E poi ecco, il cielo si apre... e risplende il sole. Abbandono l'autostrada.

Il freddo non ha più la faccia cattiva ma sorride tiepido.
Mi asciugo e mi riscaldo mentre attraverso paesi ordinati di verde brillante bagnato di pioggia.
Rispetto il calendario provvisorio e arrivo a Zagabria. Domani a Gorizia l'ultima serata di questo viaggio. La passerò con gli amici di Gorizia e con mio padre, che mi verrà incontro domani con la sua BMW R90S e con cui il giorno dopo farò gli ultimi duecento chilometri. Ride together.

Credo sia questo l'ultimo post che invierò dal viaggio. L'ultimo lo manderò da casa. A questo punto ho voglia di tornare e sono anche un po' emozionato...

martedì 26 ottobre 2010

...mancava niente

Arrivo a Belgrado in serata, ma che fatica. Sempre evitando le autostrade che da Pristina non ci sono.

Oggi temperatura intorno ai cinque gradi...bagnati, perchè ha piovuto dall'inizio alla fine.

Ho guidato in un panorama di quelli che mi piacerebbe osservare dalla finestra leggermente appannata sorseggiando una tisana calda, con il camino acceso e un giradischi che suona Coltrane... Nebbia, acqua, freddo...mancava niente.
Pezzo più gettonato oggi "Walk e don't look back" nella versione cantata da Peter Tosh e Mick Jagger. Se la volete ascoltare vi lascio il pezzo con il video home made niente male.

Calendario provvisorio:
26-10 Belgrado
27-10 Zagabria
28-10 Gorizia
29-10 Casa a Rettorgole (VI)

lunedì 25 ottobre 2010

Non ci son più le mezze stagioni...ma ancora le frontiere

Son partito da Istanbul il 22 mattina per una serie di motivi che non vi racconto perchè altrimenti diventerei noioso come una messa cantata, ma riassumendo: alloggio, tempo (meteorologico) e sbattimenti vari mica da poco.

Punto la Bulgaria senza ombra di dubbio. Per passare la frontiera quasi non mi tolgo il casco da quanto è facile e veloce.
Il clima è di quelli belli frizzanti, ma non ancora rigidi. Vento e intorno ai dieci gradi. Ho voglia di vedere la costa del mar Nero...quella riva di Varna mi ha incuriosito molto e punto subito da quelle parti, ma la Bulgaria non è un paese di mare, la Bulgaria è verde e in questo periodo ha i colori dell'autunno.


Giringiro un po', la prendo larga (come ho sempre fatto in questo viaggio) e a volte batto i denti altre il sole mi riscalda un pochino. Riparto la domenica mattina da Velico Tarnovo con un “clima di campane e non è neanche male” e raggiungo la capitale Sofia in serata evitando quasi sempre le strade principali.
La gente nei paesi è tutta intenta a far legna per l'inverso. Boscaioli, asce, accette, seghe elettriche e profumo di legno bagnato.
Da Sofia c'è tutta autostrada fino a Belgrado. Se non è necessaria l'autostrada la evito sempre. Entro in Serbia e compro una mappa...vecchia che non è segnato il Kosovo...(averlo saputo subito). Per non fare autostrada mi dirigo verso Pristina e dalla Serbia in poche ore mi ritrovo in Kosovo, dove prendo anche un cazziatone perchè non mi fermo alla frontiera e tiro dritto. Il discorso è che io mica l'avevo capito che quella era la frontiera.

Mi ferma la polizia dopo quindici chilometri. “Perchè non ti sei fermato in frontiera?” mi chiede, Ma era una frontiera quella? (penso) “Perchè non c'era nessuno” dico. “Ma come non c'era nessuno”, sempre con sti fucili che puntano. “Al momento sei un illegale in Kosovo, torna indietro e fatti timbrare il passaporto”. Torno indietro (e piove) e trovo tutti ad aspettarmi, come ad una festa, ma facce serie. Le stesse domande. Ma io vi giuro che non c'era nessuno quando son passato...e vi giuro anche che non avevo capito di aver passato la frontiera tra Serbia e Kosovo. La polizia serba mi aveva fermato poco prima, certo, ma pensavo fosse un controllo come tanti altri...mica ho visto cartelli di frontiera io. Una risata, una stretta di mano e via cantando.

Stanotte a Prisitina, domattina si ritorna in Serbia e al nord verso Belgrado.

A tutti, a presto, a giorni sarò a casa.

giovedì 21 ottobre 2010

21.10.1977

Ufficialmente sono in Europa. Ho attraversato ieri il ponte sul Bosforo.

Oggi mi sono fermato un giorno ad Istanbul. Che città piena di energia. E' sempre un peccato fermarsi poco in luoghi in cui si percepisce una ricchezza tutta da scoprire e da imparare. Ma come si fa? Mi sembra di averla solo spiata da lontano e dall'alto in silenzio.

Comunque, per il mio compleanno, perchè oggi è il mio compleanno e ne faccio 33, ho voluto fare un gioco. Ho preso il battello e son partito dall'Europa per arrivare in Asia e poi son ritornato in Europa. Vi lascio tre foto di questo gioco/percorso.

EUROPA

BATTELLO

ASIA
Domani dovrei ripartire, ma ancora non so. Sono un po' stanco e non sono in formissima. Grecia o Bulgaria?

martedì 19 ottobre 2010

Silent pictures

Poche parole, solo foto oggi.

Son partito stamattina con la pioggia (tanto per cambiare) da Denizli con un percorso stabilito. Senza fare colazione, neanche un thè. Alle dieci muoio di fame e mi fermo nel paese che sto attraversando. Alle dieci e un quarto son seduto in veranda che mangio brodo di pollo con tre cosce intere dentro, insalata e riso coi ceci. Parlo con il locandiere e gli dico che proseguo verso Demirci. Ma perchè? dice lui, se vuoi arrivare a Bursa è meglio se prendi la strada principale, se fai come dici tu vai sulle montagne. Appunto dico io...e ho avuto ragione ("troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante e quasi sempre dietro la collina è il sole"*).

Queste le foto, la canzone sotto mettetecela voi. Da parte mia le hit più cantate sotto il casco oggi sono state:

Vent'anni di galera di Mauro Pelosi
Spendi spandi effendi di Rino Gaetano
Lezioni di poesia di Giorgio Canali
*La collina dei ciliegi di Lucio Battisti






lunedì 18 ottobre 2010

No surf

E così stamattina, da Fethiye, riparto verso l'interno della Turchia abbandonando la costa. Ho passato la notte in un campeggio di surfisti che a fine stagione erano in quattro gatti. Faccio appena in tempo a piegare la tenda e inizia a piovere. Pioverà tutto il giorno, quella che non ho preso ieri l'ho recuperata oggi.
L'odore del sottobosco umido di pioggia e i colori bagnati dell'autunno fanno un tutt'uno con la mia guida morbida, distesa, rilassata nonostante la pioggia.
Poi un cantiere. Rifanno l'asfalto. Il terreno lo conosco ed è quello dei più pericolosi: terra spianata e battuta dura, ora bagnata di pioggia. Uguale a sapone. Come guidare su un campo di calcio saponato. Vado pianissimo, le suole degli stivali sfiorano il terreno per tenermi in equilibrio e... poi nessuno decide niente... la moto va per la sua strada e io la seguo.

Moto da una parte, io da un'altra e borsa sinistra da un'altra ancora. Cazzo la borsa penso subito, se si sono rottı gli attacchi son cazzi mica da poco. Mi aiutano a rimettere in piedi la moto e al ciglio della strada, ampia e fangosa, controllo i danni. Piove e son immerdato di fango.
La borsa ha preso una bella botta, gli attacchi son storti e a penzoloni. La apro e tiro fuori tutto. Dentro trovo quattro viti che son saltate e sono giuste quelle che mancano. Ok. Provo a rinfilarle nei buchi, prendono e stringo forte. Riduco l'imbarcatura della borsa salendoci sopra. Sembra tutto ok. Ricarico la moto e son pronto per partire...e riparto, è tutto ok.

Poi, a fine giornata, anche sprazzi di sole.

domenica 17 ottobre 2010

Abbandono la costa

E' da due giorni che sto guidando lungo la costa turca e bei paesaggi e belle strade, ma anche tanta speculazione edilizia e tutto troppo pettinato e...si lo dico, troppo turistico. Così non mi piace. Domani abbandono la strada della costa e ritorno sulle montagne che oggi ho guardato più del mare pensando alle strade nascoste e ai paesi da attraversare. Ritorno verso il piacere dell'apparente scoperta di cui dicevo nel post precedente, mi piace di più, mi entusiasma di più dei semplici bei paesaggi sul mare.
Tra non molto, due, tre giorni, raggiungerò Istanbul e poi la Bulgaria. Cari che mi seguite...sono sulla via di casa...mi sento sulla via di casa.
Oggi è il primo giorno che non prendo pioggia da quando sono in Turchia.

venerdì 15 ottobre 2010

Il piacere

Il piacere di poter scegliere una strada tra le tante. Senza percorsi obbligati ma così, a sensazione, solo perchè mi piace il nome che c'è scritto sul cartello.
Poi scoprire qualche cosa di inaspettato, lontano, normale, banale, unico, magico. Il piacere della scoperta dovuta al caso. La sensazione della scoperta. Fermarsi in un villaggio, stringere le mani alle persone che mi vengono incontro o a cui mi avvicino perchè mi interessa i lavoro che stanno facendo, fumare una sigaretta con loro.
Guardare il panorama assieme.
Trovarmi solo in luoghi in cui ho la sensazione di averli scoperti.
Ridere verso il tramonto perchè ho sbagliato strada, ma quel tramonto è così bello. Il piacere di incontrare i bambini che giocano al ritorno da scuola.
E io sono lì perchè ho scelto una strada e non un'altra ed è tutto qui il piacere del caso.

giovedì 14 ottobre 2010

Un uomo con il fucile


Dopo la visita alle rovine di Nemrut Dagi prendo una strada che è segnata bianca sulla mappa e quindi non asfaltata. E' forse un po' tardi per iniziare uno sterrato, ma la bellezza delle montagne e di quello che mi circonda non mi fa esitare un momento. Se poi fa buoi, penso, butto la tenda e me la passo alla grande.
Lungo la strada ci sono molti bivi e nessuna indicazione. Attraverso villaggi di tre, quattro case al massimo dove chiedo informazioni quando incontro degli uomini, le donne non si fanno vedere, quasi fuggono.
Sbaglio strada più di una volta, torno indietro, continuo. La strada ha qualche passaggio un po' complicato ma niente di difficile.
Si sta facendo buio e cerco un posto per la notte; vedo un'abitazione e mi avvicino. Solo donne e bambine, mucche e capre, mi fermo e aspetto. Si avvicina un ragazzino e gli chiedo se posso mettere la tenda là così nel prato per la notte. Il ragazzino mi fa capire che non ci sono problemi. Così inizio a montare la tenda. Quand'è quasi buio si avvicina un uomo con il fucile, è il padre. “Non puoi rimanere qui, è pericoloso” mi fa capire “problems”. “Se ti succede qualche cosa poi finisco nei guai, ho sette figli, chi pensa poi a loro? qui non è sicuro, vieni in casa a dormire”. Ripiego tutto.
Non è facile capirsi, ma a gesti qualcosa viene fuori. Dice che dormire in casa va bene, fuori no, è pericoloso. Fa segni di morsi e di spari e di manette.
La serata la passiamo tranquilli, con un suo amico e il figlio maschio. La notte dormo come un bimbo con lui nella stessa stanza che è quella sopra la stalla. Lui tiene il fucile al suo fianco perchè di notte se arrivano, e si morde un braccio come gesto (vuole dire i lupi?), allora li sento e sono pronto dıce. Buona notte.


La mattina finisco lo sterrato e riprendo la strada...pioggia.