Come anticipato in un mio post alcuni mesi fa, eccoci.
THE BEST BAR IN AMERICA, film americano che più indipendente non si può e vincitore della prima edizione del Motorcycle Film Festival, arriva in Italia.
Cafe Racer Italia, da ieri in edicola, ospita a pag 84 un (mio) articolo sul film e sulla proiezione bolognese.
Qui il trailer The Best Bar in America. Per le altre informazioni sul film rimando all'articolo qui sopra (l'ho scritto apposta).
Aggiungo le altre note importanti: la serata, promossa da kinodromo, inizierà alle 19.30 col concerto dei Johnny Clash Project. Vi lascio un loro pezzo e poi: venite, in moto, merita, credetemi.
La sera, seduto sul muretto di confine del
campeggio guardo Safi dall'alto e penso a quanto sono anonime le città viste
dall'alto. Son tutte belle con le lucette della sera, ma tutte uguali. Fuori
dal campeggio una gran sporcizia di plastica usurata portata dal vento e
bottiglie colorate stinte dal sole.
In questo paesaggio finisco di leggere “Camere
separate” di Tondelli e le ultime pagine mi commuovono.
Poco dopo il silenzio viene interrotto da un motorino che attraversa la sporcizia. Lo seguo con lo sguardo. Il
tramonto c'è già stato e c'è poca luce naturale. Il mezzo fatica per una salita
molto ripida. Seduto dietro il motorino, un bimbo saldo, immobile e
concentrato, cinge con le sue piccole braccia la vita di suo padre. Il bimbo è
un passeggero in miniatura, compostissimo, perfetto. Esattamente dentro la soglia
dei limiti minimi, un passeggero più piccolo non ci poteva essere.
Fine del
ricordo.
Alcuni giorni più tardi arrivai a Sidi Ifni, un
baluardo azzurro e bianco in riva al mare. Abbandonai il libro all’Hotel Suerte
Loca. Lo abbandonai volontariamente e senza indugio, come d’istinto, tra gli
altri libri donati, in tutte le lingue, e che costituivano la libreria del
luogo.
L’altro giorno, l’amico e grande viaggiatore,
Agostino Colombo, posta su FB una foto della sua moto in fronte all’Hotel
Suerte Loca.
Mi ero ripromesso che se la foto pubblicata su
Facebook avesse guadagnato almeno un centinaio di “Mi Piace”, avrei scritto due righe.
Brevemente quindi, la foto con me piccolino è
stata scattata indicativamente tra marzo e aprile del 1978 e la moto, per coloro
che non masticano BMW, è un 75/5 che mio padre acquistò, usata, da un amico nel
1977. Un suo ricordo: “la portai a casa l’ultimo dell’anno con una nebbia che
neanche ci vedevo”.
Il 75/5, su cui sono seduto e sorretto da mia
madre, lo vendette nel 1986 per l’R90S Orange che ancora possiede. Non servono
altre parole.
La moto su cui sono seduto oggi non è quindi
la stessa di allora. E’ un’altra, ma come si vede, molto simile. Acquista ad
ottobre del 2012 e di provenienza olandese (prima immatricolazione 1970), è un 50/5 modello Toaster (proprio
come tostapane) per il mercato americano e bla bla.
L’idea della foto (sopra) è venuta all’amico Bruno, ma io ero
partito dal voler fotografare mia figlia con sua madre. Questa di sotto, appunto.
Filologicamente.
Ecco due film che mi stanno a cuore. Due film recenti
di cui vale la pena parlare.
1 mappa per 2 è il documentario sul giro del
mondo che Leopoldo Tartarini e Giorgio Monetti fecero tra il 1957 e il 1958 in
sella a due Ducati 175.
Il film ripercorre l’avventura attraverso i ricordi
indelebili e lucidi raccontati dai due motociclisti oggi. Oltre alle
interviste, nel documentario ci sono molti dei filmati d’epoca che i due girarono
in viaggio. Immagini queste che testimoniano, ad esempio, com’erano caricate le
moto, le strade che si trovarono ad affrontare, le cadute, le intemperie,
l’abbigliamento tecnico…
Fare il giro del mondo a quell’epoca e in
quelle condizioni, fu, indubbiamente, una grande impresa e andarono ben a
quello che era il principale motivo del viaggio: una semplice trovata
commerciale studiata da Ducati.
Inoltre, il film, Prodotto dalla bolognese PopCult
per la regia di Roberto Montanari e Danilo Caracciolo, è stato terminato grazie
ad una campagna di crowdfunding online:
un’operazione di finanziamento dal basso, nella quale ora, tutti coloro che
hanno contribuito, compaiono nei titoli di coda.
Un film imperdibile per tutti i
motoviaggiatori. Soprattutto per coloro che credono che per viaggiare serva
solo la moto.
The best bar in America, invece, e
un film di finzione che racconta la storia di un uomo - con un piede nella
fossa dell’alcolismo ed in sella ad una moto (e qui divento particolarmente
sensibile perché si tratta di una BMW 60/2? Non meglio identificata, sidecar) -
che deve recensire tutti i bar del “west”.
Interamente girato nello Stato del
Montana con i paesaggi dai grandi orizzonti, il film è un “classic road movie
for the modern age” fatto di strada e polvere, amicizie e strani incontri,
donne e sbronze, nonché la ricerca di se stessi.
Fresco vincitore della prima edizione del
Motorcycle Film Festival il film in Italia non verrà mai distribuito.
Con Kinodromo però si organizzerà una serata,
o forse più d’una, ad aprile. Al cinema Europa in via Pietralata a Bologna,
si proietterà il film in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Mettercela tutta per far vedere questo film è il minimo che potevamo fare. Più
di tutto è un film onesto.
Ulteriori dettagli sulla proiezione, molto
presto.
L'amico Fabrizio Jelmini ieri mi ha invitato al varo di una nuova esperienza televisiva: Melting Pot. Trasmissione da lui condotta presso gli studi di Dinamica Channel a Milano.
Melting Pot è storie di viaggi che emozionaro, raccontate tra amici con passione e curiosità.
Ringrazio Fabrizio per avermi invitato a raccontare la mia esperienza di viaggio per la seconda puntata del programma, che dovrebbe andare in onda già la settimana prossima. Ma su questo vi aggiornerò quando sarà il momento.
Ultimamente, più che di viaggi in moto, mi sto interessando alla storia dei viaggi in moto. Per esempio, molti conosceranno Robert E. Fulton jr. perché autore di One Man Caravan, libro che racconta il suo giro del mondo in motocicletta avvenuto nel 1931. Partì da Londra per arrivare a NY. La storia è naturalmente tutto: interessante, entusiasmante, pura, a cominciare da come è nata l'idea. L'impresa viene considerata (e già ho voglia di scoprire se è vero) come il primo giro del mondo in motocicletta.
Sempre da Londra, nel 1934, due donne: Theresa Wallach e Florence Blenkiron partirono con un sidecar alla volta di Cape Town. Si attraversarono tutta l'Africa nel 1934. Anche qui un libro ne racconta le gesta: The Rugged Road.
Ma più di tutto io adesso mi sto chiedendo se è solo un caso che proprio da Londra sono partite queste due avventure. E poi, soprattutto, ma si sono mai incontrati Robert Fulton e Theresa Wallach negli Stati Uniti dove poi hanno sempre vissuto?
Ecco, è da giorni che immagino come sarebbe potuto avvenire il loro incontro.
Al di là dell'immaginazione però, c'è da dire che in entrambe le avventure i protagonisti portarono con se delle cineprese.
Pubblico il pdf dell'articolo (autointervista che poi esattamente non è) a cui è stato dato spazio nel mensile INMOTO in edicola ad ottobre. Dico la verità (altrimenti che altro): sono molto contento che la mia esperienza sia stata pubblicata su una rivista di livello come INMOTO anche se non si occupa di soli viaggi o di solo turismo (termine quest'ultimo che ha ben poco a vedere che quello che ho fatto). Un grazie e un abbraccio a tutti coloro che leggeranno l'articolo qui sotto, e anche a tutti coloro che non lo leggeranno mai ma che almeno sono arrivati fino a qua.