mercoledì 29 settembre 2010

La Bibbia

Sono arrivato ieri alle due di notte in Giordania, ad Aqaba con il traghetto partito da Nuveiba in Egitto.

Arrivo a Nuveiba la sera prima della partenza (dopo essere stato fino a Taba, al confine con Israele perchè credevo partisse la lì il traghetto) e vado subito al porto per sapere gli orari. Un ufficiale mi dice che il traghetto parte alle tre del pomeriggio e di presentarmi al porto alle otto del mattino. Ok dico, poi ci penso e...ma come alle otto per partire alle quindici...

Visualizzazione ingrandita della mappa
In realtà e molto peggio di come me l'ero immaginata. Questo post è un appello a Greenpeace perchè intervenga per tutto lo spreco di carta all'uscita dall'Egitto. Sempre per via del carnet du passage. Avrò passato (ma veramente non esagero) almeno quindici uffici diversi e in ogni ufficio aggiungevo fogli su fogli e timbri su timbri e mi sono presentato all'uscita con un pacco di carte spesso come una Bibbia. Quand'è finita non ci credevo. Ma veramente sono apposto e posso andare? Sicuri? Altro?

Il traghetto poi invece che alle tre del pomeriggio è partito alle sei e mezza e invece che tre ore ce ne ha messe cinque. Al confronto entrare in Giordania è stato facilissimo.

lunedì 27 settembre 2010

I dieci comandamenti

Rimango al Cairo quattro giorni ospite a casa di Adam, il ragazzo libico che ho conosciuto alla frontiera egiziana. Il Cairo è una città tremenda, caotica, inquinata all'inverosimile e che mi innervosisce. Se non fosse per l'ospitalità delle persone che ho conosciuto me ne sarei andato subito.

Quando riparto mi dirigo verso la penisola del Sinai. Ufficialmente esco dall'Africa ed entro in Asia e rimango colpito, affascinato, come forse in questo viaggio non lo sono mai stato, dalla bellezza del deserto e delle montagne del Sinai. Vi lascio le foto che dicono tutto (molto).











Al Cairo ho recuperato una mappa seria dell'Egitto e mi studio un itinerario del Sinai, ma la strada che voglio fare per concludere il giro in realtà è una pista che attraversa il deserto e la gente locale non solo me la sconsiglia con la moto, me la proibisce proprio. Così torno indietro per circa settanta chilometri e vista l'ora e la distanza mi dirigo verso Taba, la città al confine con Israele da cui dovrei prendere il traghetto per Aqabah in Giordania. Riprendo quindi la strada della costa est della Siria e salgo verso nord.

Dalla strada vedo che lungo la spiaggia ci sono delle capanne di foglie di palma con delle stradine sterrate di accesso. Vorrei piantare la tenda da qualche parte per la notte, ma vado a vedere le capanne cosa sono e cosa offrono e mi chiedono meno di tre euro per dormirci. Dentro un materasso buttato a terra e vista mare e cielo. Alla sera la compagnia di ragazzi israeliani è meravigliosa e mi fermo due notti, ma in posti così ti potresti fermare anche una vita.

Quando arrivo a Taba scopro che non esiste nessun traghetto per Aqabah e devo ritornare indietro per circa settanta chilometri a Nuveiba. Domani (martedì) passo in Giordania.

mercoledì 22 settembre 2010

Di come, di quando

Tutti ricordano il cesso dove Mark Renton defeca le due supposte d'oppio. Al confine egiziano ne ho trovato uno di peggiore.
Lo stanco e affaticato Salem (il mio accompagnatore, la mia guida libica) mi lascia lì, al confine e mi augura buona fortuna. Dico la verità, sono contento di liberarmene. Entrare in Egitto dalla sgangherata frontiera non è stato così difficile. Alla fine è sempre una questione di tempo, perseveranza e... denaro.
Mi rimbalzano da un ufficio all'altro e quasi nessuno parla inglese ma lentamente il processo va avanti e dopo circa un quattro ore passo il confine con il mio carnet du passage, due targhe gialle, una patente in arabo plastificata e neanche una mappa per sapere dove stavo andando. Ma da lì ad Alessandria sono un quattrocento chilometri di strada dritta e poco altro.
Notte a Matruh. Città sporca e persone pulite. La mattina dopo punto Alessandria non sapendo ancora se fermarmi o meno. Alla fine la sfioro e giro giù per il Cairo per una strada che tutti mi sconsigliano di fare per via delle pericolosità e mi dicono di fare la “desert road”, l'altra, più sicura e migliore. Ma di strade che attraversano il niente non ne ho più voglia. Da Tripoli ad Alessandria ho già fatto quasi duemila Km di desert road. Così prendo la strada che attraversa le foci del Nilo e passa per Tanta fino al Cairo. Di quello che ho visto? Un carretto trainato da un mulo in contromano in terza corsia...per dirne una.


Prima di arrivare al Cairo chiamo Adam, un ragazzo libico che studia al Cairo e che mi ha dato una mano in frontiera egiziana. Dice che mi può ospitare e mi lascia l'indirizzo. A Matruh ho recuperato una mappa bruttissima dell'Egitto con un dettaglio del Cairo, ci arrivo con una luce che mi ricorda l'inizio delle scuole...
Guidare al Cairo è la fine.
Guidare al Cairo è un clacson inutile che non smette mai.
Guidare al Cairo è non mettere mai la seconda marcia e allontanare le macchine che si affiancano a calci.

La moto perde olio e non mi piace. Cerco un meccanico che sappia mettere le mani sulla BMW e Adam dopo un po' di telefonate trova un meccanico esperto in BMW. Andiamo da lui e vedo la sua officina. Capisco che ha la fama di intendersi di BMW perchè nel suo garage giace morto e dissanguato il cadavere di un K. Scettico lo guardo lavorare e all'inizio, lo confesso, non avevo nessuna fiducia. Riesce a trovarmi un soffietto di gomma nuovo e a rimontare con una certa esperienza il tutto. Vedremo.

sabato 18 settembre 2010

...e io dietro guido.

Facciamo due tappe lunghissime. La prima di oltre ottocento chilometri e la seconda di quasi cinquecento. Dopo Tripoli la strada attraversa una distesa di terra e poco altro. Poche anche le curve, i pieni di benzina quasi gratis e le soste. Un caffè, pipì e poi sempre dritti. Qualche posto di blocco rallenta un'andatura sostenuta e poi testa bassa e vai andare.

Attraversare la Libia in senso orizzontale è questo. Macchine veloci e spericolate che sorpassano, grossi camion, qualcuno mi saluta dal finestrino. Il paesaggio è piatto, dromedari lontani, carcasse di animali e qualche rottame di macchina ai lati della strada. Molti copertoni abbandonati. Perdo, e non mi accorgo, la testa Manfrotto montata sul manubrio.

Salem, la guida, così si chiama, è un brav'uomo, troppo stanco per il lavoro che fa e consumato dai due pacchetti di sigarette al giorno. Guida innanzi a me e mi guida in questo paesaggio affascinate come lo è la desolazione.

(All'inizio avevo proposto all'agenzia di portare Salem come passeggero in moto...).
Arriviamo a Tubruq, città sgangherata di quelle che mi piacciono tanto. Siamo sulla costa a circa 150 Km dal confine egiziano. Domani passo, forse, sì, sicuramente, riprendo fiato...

Ho visto questo video oggi. Se qualcuno se lo fosse perso, lo posto qui io: Wanted but not Welcome


giovedì 16 settembre 2010

Poche volte

Poche volte, mi ricordo bene, ho avuto un'accoglienza così sincera, calorosa e immediata come l'ho avuta in questi giorni a Tripoli. Non dico che sono stupito, ma sicuramente piacevolmente coinvolto in una realtà urbana nettamente diversa dagli altri paesi del nord Africa.
Domani riparto e in questi pochi giorni passati nella capitale libica sono stato benissimo. Lontano da guide imposte ma con persone vere e di rara bellezza. Mi piace anche il caos delle strade e gli autisti spericolati. La città vecchia libera da quegli appiccicosi tipici del Marocco e della Tunisia è un altro mondo.

In questo clima dovrei anche aver risolto il problema del carnet du passage per l'Egitto, ma è forse troppo presto per cantar vittoria. Ma per ora, credetemi, il problema non me lo pongo neanche.

domenica 12 settembre 2010

La festa dell'Aid

In giro e per le strade non c'è nessuno la mattina del primo giorno di festa. Presto, alle sette, tutti alla Moschea per la preghiera e poi tutti a casa perchè la festa dell'Aid è una festa in famiglia. Neanche un cane per le strade, anche loro imbucati a mangiare da qualche parte. Io vengo invitato a casa dalla famiglia che gestisce l'hotel Ben Mharem Ali in centro a Tataouine. Abitano un po' fuori, verso le montagne. Arrivano i parenti, ognuno con un piatto tipico preparato per tutti, si baciano al modo di fine Ramadan e poi si mangia. All'ombra, lentamente, seduti a terra e con le mani. Prima mangiano gli uomini e poi le donne. (E' così che va). Poi si fuma, si chiacchiera, si ride e si racconta, si beve il caffè, il thè, ma non si beve alcool.
Nel pomeriggio, dopo il riposo, vengo coinvolto in una partita a pallone praticamente in un cantiere. Si può sudare, si può correre perchè poi si può bere. Giocare a calcio in quel campo è stata la situazione più pericolosa in cui mi son trovato da quando son partito.
La mattina dopo riparto da Tataouine (la polizia è venuta in albergo la sera prima a chiedermi perchè rimango così tanto tempo a Tataouine...). Attraverso le montagne a nord fino a Matmata e poi notte in campeggio a Gabes dove finalmente incontro due motociclisti tedeschi, marito e moglie ognuno con la propria moto intenti a cambiare i copertoni. Chiacchiere di rito.
Stasera ultima notte in Tunisia a Ben Guerdane, la frontiera è a trenta chilometri e domani entro in Libia. Sono un po' emozionato.

giovedì 9 settembre 2010

E sempre al sud bisogna andare...(come un coro da stadio)

Grazie a tutti di tutto cuore per il sostegno al post precedente, ma ci vuole ben altro per scoraggiarmi. Era solo uno sfogo un po' incazzato.

Stamattina mi sveglio presto e, manco a dirlo, prendo per le corna le beghe burocratiche. Avrei voluto partire da Tataouine oggi, muovermi, che é da quattro giorni che son qui. Completare il tour della Tunisia e avvicinarmi alla Libia per entrerci lunedì.
Alla fine si è fatta tarda mattinata, risolto un pochino le beghe, che aggiusterò strada facendo, ma troppo tardi per partire in moto e lasciare Tataouine. Così prendo la moto lo stesso, lascio tutti i bagagli in stanza e nel pomeriggio mi faccio un giro nel sud desertico della Tunisia. Mi accorgo che la mia mappa segna piste che oramai sono tutte asfaltate e che non sono segnalate invece le piste che esistono. Ne prendo una un po' troppo estrema per le mie capacità e finisce bene. Poi strade in mezzo al niente, dritte, ragazzini che salutano, chiedo informazioni che non trovo sulla mia mappa e vado... e qui i pensieri corrono e corrono e corrono...
Un po' mi stupisco del fatto che non sono stanco: ogni giorno ho voglia di prendere la moto e caricare i bagagli e controllare che vada tutto bene e poi partire...è bello.

Oggi ultimo giorno di Ramadan, domani gran festa.

mercoledì 8 settembre 2010

Sono (un po') arrabbiato.

Confesso le mie colpe: son partito senza sapere dove andavo e il mio errore è stato di farmi trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni nei luoghi dove sono stato. E sono solo queste le mie colpe. Per il resto è sempre e solo colpa dei furbi.
Per cominciare mi tira il culo non poco entrare in Libia con la balia. E sono qui che penso e ripenso a che altro avrei potuto fare. Se ho mandato tutte le mail che potevo mandare e fatto tutte le telefonate che potevo fare. Avrei voluto entrare in Libia con le stesse modalità dell'Algeria, ma questa volta non ho avuto appoggi e fortuna e quindi niente. Ad un certo punto i tempi diventavano lunghi, alle mail non rispondeva nessuno e per il timore di invecchiare in Tunisia ho scelto la via più semplice, la strada più diretta, quella ordinaria. Che altro, forse sono stanco della Tunisia o più semplicemente voglio continuare, andare avanti. Allora ho scelto la via diretta invece che quella migliore che magari sarebbe venuta se avessi aspetto ancora un po'. Penso sempre di più (alla banalità forse) che il viaggio è la metafora della vita.
E poi penso all'inutilità di un carnet du passage per entrare in Egitto. Ma avete capito che cos'è un carnet du passage? E' praticamente un documento con cui si attesta che io entro ed esco dal territorio egiziano con il mio mezzo e che quindi non lo vendo all'interno del Paese perchè se lo facessi sarei costretto a pagare il triplo del valore della mia moto, in questo caso.
Ed è per questa roba che son fermo da tre giorni a Tataouine per cercare di capire come posso fare. Ho chiamato in Ambasciata e Consolato di Italia ed Egitto a Milano, Roma e al Cairo. Nessuno mi sa dare una risposta e la banca non riesce a darmi una lettera di garanzia bancaria. Sono stanco di questa burocrazia inutile.
O forse sono stanco di telefonare da telefoni a monete talmente consumati che entra una moneta su dieci (verissimo e non esagero) e che sul piu' bello interrompono la comunicazione perché hai finito i soldi e della manciata di monete che hai in mano non ne entra una.
Inutili come le telefonate a persone che non sanno, quand'è invece il loro lavoro, che non ti possono aiutare perchè non vogliono e lo capisci dal tono stanco della loro voce perchè gli hai chiesto una cosa fuori dal loro quotidiano schema lavorativo. E non sto neanche lottando contro i mulini a vento. A volte penso di aver sbagliato viaggio. Capite cosa voglio dire quando penso al viaggio come metafora della vita?
E se non ce l'ho, non ce l'ho sto carnet du passage. Mi presenterò in frontiera egiziana senza. Vedremo cosa succede. Se mi rimandano a casa è perchè hanno avuto paura che vendessi la mia moto nel loro paese...mi sono spiegato?

...e poi un colpo si scena. Oggi una telefona all'Istituto Italiano di Cultura a Tripoli con una signora che è stato il mio primo contatto per la Libia...alla prossima, questo post è già troppo lungo.

lunedì 6 settembre 2010

Pistaaa...

Laura e Flavio sono una coppia di Treviso che incontro a Douz in un campeggio dove siamo solamente noi tre. Anche loro stanno attraversando la Tunisia per i fatti loro, improvvisando l'itinerario e con una jeep dell'83 che ha passato i quattrocento mila chilometri.
Passiamo la serata assieme e la mattina partiamo per Ksar Ghilane. Loro almeno hanno una guida Routard, io manco quella, però la mia carta geografica è più aggiornata della loro che è del 1978 (credo) e quindi siamo una squadra perfetta.
Quando arriviamo Ksar Ghilane abbiamo una gran voglia di fare la pista per Chenini. Le guide del posto dicono che è difficile, ma capisco dopo che lo dicono solo perchè ci vogliono accompagnare e guadagnar sopra. Carichiamo tutti i bagagli della moto nella Jeep di Laura e Flavio... e poi prendiamo la pista per Chenini. Se non ci fossimo incontrati forse nessuno di noi l'avrebbe fatta in solitaria.
Queste sono le foto. E' stato divertentissimo.
Salvo complicazioni, entrerò in Libia il tredici, lunedì prossimo. Dovrei riuscire ad attraversarla lungo la costa in non più di tre giorni con una guida al seguito per arrivare in Egitto dove ancora non ho il carnet du passage. Per la Libia non sono riuscito ad ottenere un visto diverso da quello turistico, ci ho provato fino alla fine, ma è stato faticoso e inutile. Il visto turistico impone per legge una guida al seguito che mi farà da balia per tutto il percorso. Non si può girare da soli in Libia (?). Per attraversarla non avevo altre soluzioni. Stavolta va così miei cari. Qui ancora tre giorni di Ramadan.