Stamane il primo “elogio” a dio. Tolgo (scendo) la moto dal cavalletto, sono forse ancora un po' addormentato, non la tengo in equilibrio e la moto cade di peso sul fianco destro. La rialzo e si è rotto il telaio della borsa laterale destra, ma si può andare. Dopo un'ora parto, trovo quasi subito un saldatore che per l'equivalente di meno di un euro mi salda il telaio e io riparto felice e contento.
Prima il colosseo a El Jem e poi risalgo a Kairouan. Le solite guide improvvisate mi girano attorno coi loro motorini come le mosche sulla merda o come le api sul miele (decidete voi), hanno fame: “che bella l'Italia, da dove vieni, conosco un ristorante buono, la città vecchia, la grande moschea, le tre porte, i tappeti, non andare via...”. Me ne vado, ma non mi sarei fermato comunque, ho voglia di guidare. Ho passato gli ultimi tre giorni a Mahdia a cercare contatti per un visto per la Libia. Ancora niente.
Verso sud il paesaggio si apre e si estende e non fa neanche più quel caldo porco.
A venti chilometri da Gafsa il secondo “elogio” a dio. Prendo un dosso un po' allegro, più del solito. Salta la saldatura del mattino e in più mi accorgo che lo spigolo della borsa ha tagliato la gomma di protezione della trasmissione e la moto perde l'olio del cambio...spero niente di grave, ma comunque molto antipatico. Vabbè, pazienza. Alle cinque qui è tutto chiuso per via del Ramadan. Domattina.
Però oggi è stata una bella giornata di moto. Vi lascio un po' di foto.
martedì 31 agosto 2010
sabato 28 agosto 2010
Un po' più in giù ma con calma.
Parto da Tunisi e costeggio la punta della Tunisia tra il golfo di Tunis e il golfo di Hammamet. La sera non mi fermo a dormire nella città dove morì “il porco coi bagagli se ne andava in Tunisia in una villettina trenta volte casa mia” ma trovo un campeggio a Nabeul, una decina di chilometri prima. Son contento di passare una notte in tenda, il campeggio mi rilassa.
Qui incontro un gruppo di italiani, cinque-sei fuoristrada, che tornano da un mese nel deserto della Libia con l'Associazione Desartica. E' un gruppo fantastico, molto affiatato (merito del deserto? penso) tutti molto simpatici, gentili e la sera mi invitano a cena da loro.
Tutti conoscevano già il deserto, del Marocco, della Libia, della Tunisia e dell'Algeria, quindi è stato molto utile ascoltarli e farò tesoro dei loro consigli. Molti di loro sono stati anche in moto. Apprendo inoltre che per entrare in Egitto serve il carnet di passaggio per tutti i veicoli importati temporaneamente. Documento che non avevo la più pallida idea di che cosa fosse e quando l'ho capito non ho fatto altro che pensare a come poter fare per ottenerlo.
La mattina Claudio mi lascia un gps con tutte le mappe del nord Africa. Ma al momento sono ancora impantanato tra visti per la Libia e adesso pure sto carnet, e il gps da qui non mi tira fuori. Però è stato molto gentile a prestarmelo.
La sera arrivo a Mahdia, cittadina sul mare un po' turistica (ma sono in Tunisia e non ho ancora trovato un posto non turistico) e trovo pure il tempo per un tuffo in mare prima del tramonto.
Qui incontro un gruppo di italiani, cinque-sei fuoristrada, che tornano da un mese nel deserto della Libia con l'Associazione Desartica. E' un gruppo fantastico, molto affiatato (merito del deserto? penso) tutti molto simpatici, gentili e la sera mi invitano a cena da loro.
Tutti conoscevano già il deserto, del Marocco, della Libia, della Tunisia e dell'Algeria, quindi è stato molto utile ascoltarli e farò tesoro dei loro consigli. Molti di loro sono stati anche in moto. Apprendo inoltre che per entrare in Egitto serve il carnet di passaggio per tutti i veicoli importati temporaneamente. Documento che non avevo la più pallida idea di che cosa fosse e quando l'ho capito non ho fatto altro che pensare a come poter fare per ottenerlo.
La mattina Claudio mi lascia un gps con tutte le mappe del nord Africa. Ma al momento sono ancora impantanato tra visti per la Libia e adesso pure sto carnet, e il gps da qui non mi tira fuori. Però è stato molto gentile a prestarmelo.
La sera arrivo a Mahdia, cittadina sul mare un po' turistica (ma sono in Tunisia e non ho ancora trovato un posto non turistico) e trovo pure il tempo per un tuffo in mare prima del tramonto.
mercoledì 25 agosto 2010
Ci risiamo
Parto da Tabarka la mattina del 24 direzione Tunisi. Ma è vicina Tunisi, la Tunisia è piccola e me la prendo con comodo: faccio la strada più lunga con anche le deviazioni. Guido rilassato e mi fermo spesso. Durante il giorno penso a Samir, il ragazzo tunisino che lavora ad Ancona e che ho conosciuto a Tabarka, e a tutte le storie che mi ha raccontato, alcune sono bellissime e lui le sapeva raccontare molto bene.
Arrivato a Tunisi, il solito: cercare l'albergo più economico e un garage per la moto. Più la città è grande più è difficile. Alla fine nove euro per dormire e tre euro per far dormire la moto. Niente male. Ma sono nella capitale della Tunisia e del turismo e quando vogliono i tunisini ti si appiccicano addosso niente male. E' arrivato lo straniero, il pollo da spennare. Così mi si avvicina una guida improvvisata su due piedi che vuole: uno, farmi da guida, due, essere pagato. Che ci crediate o no è riuscito ad ottenere entrambe le cose. Questi ci sanno fare e io avevo la guardia abbassata, poi, per dirla tutta, non mi dispiaceva neanche un giro in notturna visto che avevo intenzione di rimanere solo una notte in città. Poi, per una serie di cose sono qui anche oggi, è andata così, ci son cascato anch'io, va bene?
Ma i problemi arrivano dopo quando, con le palle che un po' mi girano per sta storia, vado a controllare le mail. L'agenzia a cui avevo chiesto il visto per la Libia, mi dice che una volta dentro devo farmi obbligatoriamente scortare da loro per tutto il paese. Ci risiamo, prima con l'Algeria e adesso con la Libia la stessa storia. Non vi dico poi che salasso sarebbe il costo della balia.
Non lo so, adesso vediamo come risolvere anche questa situazione.
Volevo lasciarvi un video con il segreto di come sono riuscito ad entrare e uscire dall'Algeria, ma dalla Tunisia non é possibile accedere su Youtube...quante frontiere.
Arrivato a Tunisi, il solito: cercare l'albergo più economico e un garage per la moto. Più la città è grande più è difficile. Alla fine nove euro per dormire e tre euro per far dormire la moto. Niente male. Ma sono nella capitale della Tunisia e del turismo e quando vogliono i tunisini ti si appiccicano addosso niente male. E' arrivato lo straniero, il pollo da spennare. Così mi si avvicina una guida improvvisata su due piedi che vuole: uno, farmi da guida, due, essere pagato. Che ci crediate o no è riuscito ad ottenere entrambe le cose. Questi ci sanno fare e io avevo la guardia abbassata, poi, per dirla tutta, non mi dispiaceva neanche un giro in notturna visto che avevo intenzione di rimanere solo una notte in città. Poi, per una serie di cose sono qui anche oggi, è andata così, ci son cascato anch'io, va bene?
Ma i problemi arrivano dopo quando, con le palle che un po' mi girano per sta storia, vado a controllare le mail. L'agenzia a cui avevo chiesto il visto per la Libia, mi dice che una volta dentro devo farmi obbligatoriamente scortare da loro per tutto il paese. Ci risiamo, prima con l'Algeria e adesso con la Libia la stessa storia. Non vi dico poi che salasso sarebbe il costo della balia.
Non lo so, adesso vediamo come risolvere anche questa situazione.
Volevo lasciarvi un video con il segreto di come sono riuscito ad entrare e uscire dall'Algeria, ma dalla Tunisia non é possibile accedere su Youtube...quante frontiere.
martedì 24 agosto 2010
Una boccata d'aria.
Nessun problema per uscire dall'Algeria, ero in regola con tutto. Scherzo con la polizia di frontiera.
Arrivo a Tabarka (Tunisia) nelle prime ore del pomeriggio. Tabarka é un paese di pescatori, ad appena dodici chilometri dalla frontiera algerina, che vive di pesca e di turismo relegato in resort costruiti più in là, lontani dal paese, con la spiaggia privata e le loro regole tutte interne. Non avevo intenzione di fermarmi a Tabarka, ma semplicemente di attraversarla. Poi, una volta arrivato, mi è sembrato che il paese mi stesse dando una boccata d'aria, e sento per la prima volta il peso della tensione che avevo accumulato in Algeria.
Decido di fermarmi e trovo un albergo in paese per dieci euro la notte. Conosco Samir, un ragazzo che lavora come muratore ad Ancona e rimane stupito nel sapere che arrivo dall'Algeria con la moto.
La sera (sempre quando il Ramadan lo consente) ceniamo assieme e mi racconta un sacco di cose: storie di paese, contrabbando tra Algeria e Tunisia, dell'oro lasciato dalle guerre che è ancora sepolto in quelle terre, del Ramadan, delle donne musulmane, dei sogni e dei suoi primi periodi da clandestino in Italia. E io gli racconto delle mie impressioni sull'Algeria, dell'albergo senza acqua corrente, che durante il Ramadan a pranzo è impossibile mangiare, dei posti di blocco, del fatto che non esistono i supermercati. Qui è tutto così pulito, ordinato, composto. Altrettanto sincero? mi chiedo. Rifletto su quello che mi ha lasciato l'Algeria, un Paese di onestà disordinata e sporca.
Arrivo a Tabarka (Tunisia) nelle prime ore del pomeriggio. Tabarka é un paese di pescatori, ad appena dodici chilometri dalla frontiera algerina, che vive di pesca e di turismo relegato in resort costruiti più in là, lontani dal paese, con la spiaggia privata e le loro regole tutte interne. Non avevo intenzione di fermarmi a Tabarka, ma semplicemente di attraversarla. Poi, una volta arrivato, mi è sembrato che il paese mi stesse dando una boccata d'aria, e sento per la prima volta il peso della tensione che avevo accumulato in Algeria.
Decido di fermarmi e trovo un albergo in paese per dieci euro la notte. Conosco Samir, un ragazzo che lavora come muratore ad Ancona e rimane stupito nel sapere che arrivo dall'Algeria con la moto.
La sera (sempre quando il Ramadan lo consente) ceniamo assieme e mi racconta un sacco di cose: storie di paese, contrabbando tra Algeria e Tunisia, dell'oro lasciato dalle guerre che è ancora sepolto in quelle terre, del Ramadan, delle donne musulmane, dei sogni e dei suoi primi periodi da clandestino in Italia. E io gli racconto delle mie impressioni sull'Algeria, dell'albergo senza acqua corrente, che durante il Ramadan a pranzo è impossibile mangiare, dei posti di blocco, del fatto che non esistono i supermercati. Qui è tutto così pulito, ordinato, composto. Altrettanto sincero? mi chiedo. Rifletto su quello che mi ha lasciato l'Algeria, un Paese di onestà disordinata e sporca.
sabato 21 agosto 2010
Esco dall'Algeria ed entro in Tunisia.
Sono ad Annaba e domani entrero' in Tunisia. Dopo docici giorni credo di aver fatto quello che potevo in Algeria, considerate le premesse iniziali. Ieri ho cercato di scendere ancora un po' verso il deserto, ma alle nove e trenta del mattino mi si stavano cucinando le cervella, così ho iniziato a risalire.
Ieri ho vinto anche il bonus con i posti di blocco perchè mi hanno portato addirittura in commissariato...ma è tutta una questione di sicurezza dicono, e io gli credo.
Confermo, all'uscita dall'Algeria, quello che avevo detto all'ingresso, ovvero che è un paese tranquillo e sicuro. Non lo so se sono stato io particolarmente fortunato, ma tutti mi hanno sempre aiutato e dato ottimi consigli e voluto bene.
Per esempio, l'altra sera ero a Biskra e cercavo un posto dove mangiare. Durante il Ramadan é tutto chiuso ovunque, ma proprio tutto, difficilissimo trovare un posto dove mangiare. Cosi' mi aggiravo solitario per questo paese svuotato nell'ora in cui tutti sono seduti a tavola ad attendere l'ora in cui finalmente possono mangiare. Ad un certo punto vedo un ristorante con la serranda mezza abbassata, spio dentro e vedo gente seduta ai tavoli che attende l'ora. Entro, mi siedo ad un tavolo con altre tre persone che saluto dandogli la mano. Si attendono le sette e mezza, poi scocca l'ora e si mangia quello che era già in tavola, uguale per tutti: tre datteri, un bicchiere di latte, una minestra e un bollito di carne. All'ora di andare a pagare mi hanno detto che la cena era offerta durante il Ramadan ai mussulmani e se anche io non lo sono, va bene uguale, non importa...
Ieri ho vinto anche il bonus con i posti di blocco perchè mi hanno portato addirittura in commissariato...ma è tutta una questione di sicurezza dicono, e io gli credo.
Confermo, all'uscita dall'Algeria, quello che avevo detto all'ingresso, ovvero che è un paese tranquillo e sicuro. Non lo so se sono stato io particolarmente fortunato, ma tutti mi hanno sempre aiutato e dato ottimi consigli e voluto bene.
Per esempio, l'altra sera ero a Biskra e cercavo un posto dove mangiare. Durante il Ramadan é tutto chiuso ovunque, ma proprio tutto, difficilissimo trovare un posto dove mangiare. Cosi' mi aggiravo solitario per questo paese svuotato nell'ora in cui tutti sono seduti a tavola ad attendere l'ora in cui finalmente possono mangiare. Ad un certo punto vedo un ristorante con la serranda mezza abbassata, spio dentro e vedo gente seduta ai tavoli che attende l'ora. Entro, mi siedo ad un tavolo con altre tre persone che saluto dandogli la mano. Si attendono le sette e mezza, poi scocca l'ora e si mangia quello che era già in tavola, uguale per tutti: tre datteri, un bicchiere di latte, una minestra e un bollito di carne. All'ora di andare a pagare mi hanno detto che la cena era offerta durante il Ramadan ai mussulmani e se anche io non lo sono, va bene uguale, non importa...
Questo mi è sufficiente per dire solo bene di questo Paese che ha invece un problema ben maggiore e comune a tutto il nord Africa: il problema della plastica. Bottiglie per la strada, sacchetti che volano nel vento, scatole, tutto in mezzo e ovunque, per la strada e tra le montagne, nelle spiagge e nei boschi. Questo è il vero problema, il terrorismo? un dettaglio superato.
giovedì 19 agosto 2010
Posti di blocco come pisciate di cane.
L'Algeria è un paese tanto sicuro quanto armato. Le strade sono piene di posti di blocco: carreggiata chiusa a senso unico con blocchi di cemento sulla strada e stesi sull'asfalto quegli aggeggi appuntiti che se cerchi di scappare ti bucano le gomme. Poi, militari armati decidono chi passa e chi si ferma per un controllo.
Sto percorrendo la regione della Kabylia, la zona ad est di Algeri e tra martedi' e mercoledi' ho fatto poco meno di 500 km. Tenendo conto che a pranzo non mi fermo perchè c'è il Ramadan, sono stati due giorni di viaggio pieni.
Solo martedi', senza scherzi, avrò passato almeno una ventina di posti di blocco e in due mi hanno fermato: documenti (miei e della moto), aperto tutti i bagagli (che poi devo richiudere e ricaricare sulla moto) e un sacco di domande: perchè sei in Algeria, da dove vieni, dove vai, che strada hai fatto, ti trovi bene qui in Algeria...ecc. La polizia è gentile, niente da dire, ma ha pur sempre dei gran fucili in spalla.
Secondo me il terrorismo in Algeria non esiste più però gli strascichi degli anni bui si fanno sentire in questo modo (a meno che non sia una strategia per giustificare un enorme spiegamento di forze militari). Lo dico perchè questo spiegamento stride con l'altra realtà, quella civile: gentile, cordiale, disponibile...pacifica (per rassegnazione? per volontà? o per natura? glielo chiederò).
I paesaggi sono degni però, sia lungo la costa che all'interno, ecco alcune foto. Mercoledi' sera sono arrivato Costantine.
Stamattina, come mi è successo altre volte in questo viaggio, sento la necessità di scendere ancora, di mettere la testa nel deserto. Mi dirigo verso Biskar che mi dicono essere la porta del Sahara. Il caldo è alle soglie della sopportazione ma ne vale la pena.
Ancora non so se domattina continuero' a scendere ancora un po' oppure se é il caso di girare i tacchi e tornare verso la costa per passare in Tunisia. Certo é che non é questa la stagione per il deserto...ma già lo sapevo pero' io sono qui adesso.
Sto percorrendo la regione della Kabylia, la zona ad est di Algeri e tra martedi' e mercoledi' ho fatto poco meno di 500 km. Tenendo conto che a pranzo non mi fermo perchè c'è il Ramadan, sono stati due giorni di viaggio pieni.
Solo martedi', senza scherzi, avrò passato almeno una ventina di posti di blocco e in due mi hanno fermato: documenti (miei e della moto), aperto tutti i bagagli (che poi devo richiudere e ricaricare sulla moto) e un sacco di domande: perchè sei in Algeria, da dove vieni, dove vai, che strada hai fatto, ti trovi bene qui in Algeria...ecc. La polizia è gentile, niente da dire, ma ha pur sempre dei gran fucili in spalla.
Secondo me il terrorismo in Algeria non esiste più però gli strascichi degli anni bui si fanno sentire in questo modo (a meno che non sia una strategia per giustificare un enorme spiegamento di forze militari). Lo dico perchè questo spiegamento stride con l'altra realtà, quella civile: gentile, cordiale, disponibile...pacifica (per rassegnazione? per volontà? o per natura? glielo chiederò).
I paesaggi sono degni però, sia lungo la costa che all'interno, ecco alcune foto. Mercoledi' sera sono arrivato Costantine.
Stamattina, come mi è successo altre volte in questo viaggio, sento la necessità di scendere ancora, di mettere la testa nel deserto. Mi dirigo verso Biskar che mi dicono essere la porta del Sahara. Il caldo è alle soglie della sopportazione ma ne vale la pena.
Ancora non so se domattina continuero' a scendere ancora un po' oppure se é il caso di girare i tacchi e tornare verso la costa per passare in Tunisia. Certo é che non é questa la stagione per il deserto...ma già lo sapevo pero' io sono qui adesso.
lunedì 16 agosto 2010
Verso la Kabylia
E' da quattro giorni che sono ad Algeri e mentre camminavo una volta ho pensato: "mi sembra di essere a Parigi però con vista sul mare". Ma una Parigi tipo "2013 fuga da Parigi..."
Algeri non mette subito a proprio agio. Certo, non si affronta in infradito, bermuda, canotta e macchina fotografica al collo, ma non per paure strane. E' una città che mi piace girare, osservare e vivere rimanendo un po' nascosto, in disparte. E' come se cercassi di mimetizzarmi per integrarmi al meglio in una realtà che anche se non sento mia comunque mi affascina in tutte le sue forme.
Mi muovo tranquillamente da solo senza scorte e senza pericolo alcuno e tutti sono cordiali e gentili.
Un osservatore, annuso, spio, imparo e guardo. E non importa se non riesco a fotografare le migliaia di momenti che vorrei immortalare, non voglio rompere quella forma di mimetismo che mi permette di vivere e osservare al meglio questo tipo di realtà.
Cerco di raccogliere più consigli possibili per la continuazione del viaggio. Tutte le agenzie turistiche sono chiuse perchè c'è il Ramadan e quindi il grande sud me lo scordo anche per via del caldo...insomma non è periodo. Mi sa che proseguirò un po' lungo la costa e un po' all'interno verso la Tunisia. La regione della Kabylia dicono essere stupenda.
Algeri non mette subito a proprio agio. Certo, non si affronta in infradito, bermuda, canotta e macchina fotografica al collo, ma non per paure strane. E' una città che mi piace girare, osservare e vivere rimanendo un po' nascosto, in disparte. E' come se cercassi di mimetizzarmi per integrarmi al meglio in una realtà che anche se non sento mia comunque mi affascina in tutte le sue forme.
Mi muovo tranquillamente da solo senza scorte e senza pericolo alcuno e tutti sono cordiali e gentili.
Un osservatore, annuso, spio, imparo e guardo. E non importa se non riesco a fotografare le migliaia di momenti che vorrei immortalare, non voglio rompere quella forma di mimetismo che mi permette di vivere e osservare al meglio questo tipo di realtà.
Cerco di raccogliere più consigli possibili per la continuazione del viaggio. Tutte le agenzie turistiche sono chiuse perchè c'è il Ramadan e quindi il grande sud me lo scordo anche per via del caldo...insomma non è periodo. Mi sa che proseguirò un po' lungo la costa e un po' all'interno verso la Tunisia. La regione della Kabylia dicono essere stupenda.
venerdì 13 agosto 2010
Sono dentro
Sono arrivato sano e salvo in Algeria. Sbarcato a Oran a tarda notte di mercoledì e partito in mattinata di giovedì per Alger, la capitale. 400 Km con un pieno di benzina pagato meno di quattro euro. Mi chiedo perchè tante proccupazioni per questo Paese. Ma me lo chiedo a bassa voce. Per ora persone e ospitalità al massimo. E' appena iniziato il Ramadan e cerco di rispettarlo. Non mangio e non bevo in pubblico nelle ore in cui non è consentito. Per ora non ho ancora fatto foto. Rimango col profilo basso e la barba lunga finchè non capisco qualche cosa in più di questo paese che a primo impatto mi piace tantissimo.
Ho capito, per esempio, che il venerdì in Algeria è come la domenica da noi: giorno di riposo, turno di chiusura.
Vi faccio vedere come sono sistemato però. Camera con bagno e vista.
Ho capito, per esempio, che il venerdì in Algeria è come la domenica da noi: giorno di riposo, turno di chiusura.
Vi faccio vedere come sono sistemato però. Camera con bagno e vista.
martedì 10 agosto 2010
Si può fare! (never hide)
Naturalmente lunedì mattina mi presento al Consolato e mi dicono che è chiuso e che non c'è niente da fare: mañana, mañana.
Ne approfitto per cambiare le gomme della moto da un meccanico che mi ha suggerito Juan, un ragazzo argentino che appena mi ha visto passare per Alicante, carico come sono con la moto, mi ha inseguito con la sua Honda 250 e mi ha fermato... Quello che ci siamo raccontati lo potete immaginare, andate a vedere il suo blog Dos ruedas en ruta. Due anni in SudAmerica con Raquel, la sua ragazza.
Così oggi ritorno in Consolato e mi sebrava già di essere in Algeria. Presento i documenti, aspetto, pago, faccio le foto e tanta fila...insomma tutte ste cose qua. Ma adesso forse ci siamo. Domattina ripasso per ritirare il visto, ho già fatto il biglietto per il traghetto che parte domattina alle 11 e arriverò a Oran alle 19. Il giorno dopo ad Algeri in moto. Se non parto domani, partirò giovedì...e venerdì inizia il ramadan. Barba lunga e profilo basso.
Arriverò in Algeria (sempre che riesca a partire) ad Oran che è a 150 km di distanza da dove son passato quand'ero in Marocco e che mi son preso senza benzina. Perchè si, mi son preso senza benzina al confine inaccessibile Marocco-Algeria dove non ci sono distributori e la benzina è solo di contrabbando...ma questa è un'altra storia.
Solo per dire, che dai 150 km che avrei potuto fare, per raggiungere lo stesso punto ne ho fatti circa 1200. I giorni poi, non li ho contati. Ma va bene così.
Ne approfitto per cambiare le gomme della moto da un meccanico che mi ha suggerito Juan, un ragazzo argentino che appena mi ha visto passare per Alicante, carico come sono con la moto, mi ha inseguito con la sua Honda 250 e mi ha fermato... Quello che ci siamo raccontati lo potete immaginare, andate a vedere il suo blog Dos ruedas en ruta. Due anni in SudAmerica con Raquel, la sua ragazza.
Così oggi ritorno in Consolato e mi sebrava già di essere in Algeria. Presento i documenti, aspetto, pago, faccio le foto e tanta fila...insomma tutte ste cose qua. Ma adesso forse ci siamo. Domattina ripasso per ritirare il visto, ho già fatto il biglietto per il traghetto che parte domattina alle 11 e arriverò a Oran alle 19. Il giorno dopo ad Algeri in moto. Se non parto domani, partirò giovedì...e venerdì inizia il ramadan. Barba lunga e profilo basso.
Arriverò in Algeria (sempre che riesca a partire) ad Oran che è a 150 km di distanza da dove son passato quand'ero in Marocco e che mi son preso senza benzina. Perchè si, mi son preso senza benzina al confine inaccessibile Marocco-Algeria dove non ci sono distributori e la benzina è solo di contrabbando...ma questa è un'altra storia.
Solo per dire, che dai 150 km che avrei potuto fare, per raggiungere lo stesso punto ne ho fatti circa 1200. I giorni poi, non li ho contati. Ma va bene così.
domenica 8 agosto 2010
La notte è sempre più buia prima dell'alba
La frontiera algerina dal Marocco l'ho sfiorata.
Ritorno in Europa a Tarifa da Tangeri, ritorno a veder chiese e non più moschee. Dopo una notte di tappa strada facendo, arrivo ad Alicante il sabato nel primo pomeriggio. Penso: mi trovo un campeggio, mi lavo la moto, faccio un po' di manutenzione dalle sberle del Marocco, mi rilasso un attimo e poi lunedì mattina mi presento in consolato di Algeria a ritirare il visto, poi al porto per il biglietto e bella che fatta.
Ad Alicante non c'è un campeggio, solo un casino di gente e spiagge affollate. Vado all'ufficio turistico e domando del campeggio più vicino (a 13 km da Alicante) e visto che ci sono gli chiedo anche l'indirizzo del Consolato e vengo a sapere, scopro, apprendo, che il Consolato di Algeria è chiuso il lunedì. Chiuso il lunedì! Lavorano il sabato ma lunedì sono chiusi. Così mi precipito subito al Consolato e sono già chiusi, è sabato e sono le cinque. Mi aprono comunque, gli spiego il problema, da dove arrivo e quello che ho fatto per essere lì. Ma niente, lunedì è chiuso mi dicono, se ne riparla martedì. Poi il commesso apre uno spiraglio e dice: comunque lunedì è chiuso per il pubblico, tu vieni comunque, suoni, ti apriranno e gli spieghi, se è urgente vediamo cosa si può fare...se non prendo il traghetto lunedì sera, quello dopo è sabato...
Ritorno in Europa a Tarifa da Tangeri, ritorno a veder chiese e non più moschee. Dopo una notte di tappa strada facendo, arrivo ad Alicante il sabato nel primo pomeriggio. Penso: mi trovo un campeggio, mi lavo la moto, faccio un po' di manutenzione dalle sberle del Marocco, mi rilasso un attimo e poi lunedì mattina mi presento in consolato di Algeria a ritirare il visto, poi al porto per il biglietto e bella che fatta.
Ad Alicante non c'è un campeggio, solo un casino di gente e spiagge affollate. Vado all'ufficio turistico e domando del campeggio più vicino (a 13 km da Alicante) e visto che ci sono gli chiedo anche l'indirizzo del Consolato e vengo a sapere, scopro, apprendo, che il Consolato di Algeria è chiuso il lunedì. Chiuso il lunedì! Lavorano il sabato ma lunedì sono chiusi. Così mi precipito subito al Consolato e sono già chiusi, è sabato e sono le cinque. Mi aprono comunque, gli spiego il problema, da dove arrivo e quello che ho fatto per essere lì. Ma niente, lunedì è chiuso mi dicono, se ne riparla martedì. Poi il commesso apre uno spiraglio e dice: comunque lunedì è chiuso per il pubblico, tu vieni comunque, suoni, ti apriranno e gli spieghi, se è urgente vediamo cosa si può fare...se non prendo il traghetto lunedì sera, quello dopo è sabato...
giovedì 5 agosto 2010
Ne santi ne madonne.
Non c'é niente da fare miei cari. Tra Marocco e Algeria via terra non si passa. Forse ci vorrebbe un super permesso speciale, ma per me niente da fare. Se voglio arrivare ad Algeri in moto lo devo fare per forza via mare prendendo un traghetto da Alicante.
Peccato, sarebbe piaciuta anche a me una foto come quella di Jacques Gautho-Lapeyre...
Comunque, al momento il mio visto per l'Algeria giace al Consolato di Algeria ad Alicante. Devo solo andarlo a prendere e capire (la cosa più importante) se posso fare la traversata Algeri-Tunisi con la moto e con delle garanzie. Domani ritorno in Spagna (Tangeri-Tarifa) e poi fino Alicante in moto.
Oggi giornata ad Algeri e alla Cinémathèque de Tanger, istituzione giovanissima e piena di entusiasmo.
Ieri arrivando a Tangeri mi è successa una cosa pazzesca. Sto guidando e davanti a me c'è un'auto con targa italiana. Niente di strano fin qui, il Marocco è pieno di marocchini che guidano macchine con targa italiana. Allora lo sorpasso e comunque guardo chi guida mentre gli sono affianco. Più per conferma che si tratta di un marocchino o per semplice curiosità. E in quel brevissimo istante riconosco il volto della persona alla guida e lo fermo. Ero sicurissimo fosse lui. Si ferma, scende dall'auto e mi viene affianco. E' veramente Mhamed, un mio collega di lavoro quando a diciannove anni lavoravo in una falegnameria (da Crocco...). Non ci posso credere, non lo vedevo da tredici anni, lo riconosco subito e rimango veramente stupito dalla fatalità del caso...e forse della vita, inizio a pensare.
Peccato, sarebbe piaciuta anche a me una foto come quella di Jacques Gautho-Lapeyre...
Comunque, al momento il mio visto per l'Algeria giace al Consolato di Algeria ad Alicante. Devo solo andarlo a prendere e capire (la cosa più importante) se posso fare la traversata Algeri-Tunisi con la moto e con delle garanzie. Domani ritorno in Spagna (Tangeri-Tarifa) e poi fino Alicante in moto.
Oggi giornata ad Algeri e alla Cinémathèque de Tanger, istituzione giovanissima e piena di entusiasmo.
Ieri arrivando a Tangeri mi è successa una cosa pazzesca. Sto guidando e davanti a me c'è un'auto con targa italiana. Niente di strano fin qui, il Marocco è pieno di marocchini che guidano macchine con targa italiana. Allora lo sorpasso e comunque guardo chi guida mentre gli sono affianco. Più per conferma che si tratta di un marocchino o per semplice curiosità. E in quel brevissimo istante riconosco il volto della persona alla guida e lo fermo. Ero sicurissimo fosse lui. Si ferma, scende dall'auto e mi viene affianco. E' veramente Mhamed, un mio collega di lavoro quando a diciannove anni lavoravo in una falegnameria (da Crocco...). Non ci posso credere, non lo vedevo da tredici anni, lo riconosco subito e rimango veramente stupito dalla fatalità del caso...e forse della vita, inizio a pensare.
domenica 1 agosto 2010
Aspetto e spero
Sono fermo ad Oujda ad aspettare che venga lunedì e che il Consolato d'Algeria riapra. Sapere da loro che cosa posso fare, un consiglio. E' comunque difficile, molto difficile. Dal Marocco all'Algeria è impossibile passare con la moto se non in maniera illegale, ma non sarà certo il mio caso, le frontiere sono chiuse.
Stamattina una insperata buona notizia però: mi arriva un invito niente meno che dal segretario del Ministero della Cultura d'Algeria. Tutto merito di Céline.
Domani, domani forse qualcosa sarà più chiaro.
(Ho così il tempo di mettere assieme delle immagini...l'audio lo sentite solo se guardate il video dal blog e non da youtube...problemi di copyright).
Ciao ciao
Stamattina una insperata buona notizia però: mi arriva un invito niente meno che dal segretario del Ministero della Cultura d'Algeria. Tutto merito di Céline.
Domani, domani forse qualcosa sarà più chiaro.
(Ho così il tempo di mettere assieme delle immagini...l'audio lo sentite solo se guardate il video dal blog e non da youtube...problemi di copyright).
Ciao ciao
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